Domenica 2 ottobre 2022.
Non è scontato per degli adolescenti dedicare la propria domenica mattina, di solito intoccabile, ad un incontro fatto per la scuola. Ieri era la prima domenica di ottobre e a San Giovanni Valdarno è stato inaugurato il busto del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa: un evento importante per la comunità, una celebrazione istituzionale, ma non solo.
Ragazzi e ragazze sono arrivati un po’ alla spicciolata, chi con il casco del motorino sotto braccio, chi in uniforme, chi con il completo buono e molti con la canonica felpa nera. L’atmosfera era di attesa e curiosità. In classe si era parlato di questo personaggio morto quarant’anni fa insieme alla moglie e ad un uomo della scorta. Tra i video visti e alcuni articoli letti, i ragazzi erano stati colpiti dalle parole della figlia Simona tratte dal suo libro “Carlo Alberto Dalla Chiesa: un papà con gli alamari”. Nel sentire i ricordi di una di loro, un’adolescente vissuta negli anni ’80, è stato inevitabile per loro scegliere proprio quel punto di vista.
Per qualcuno il Generale era un perfetto sconosciuto ma per uno di loro, per Francesco Bonarini della 5BMC, no. L’argomento lo interessa, ha letto i libri di Saviano, si è appassionato. È stato allora un fatto naturale che fosse nominato lui come portavoce dei lavori svolti durante la settimana per approfondire l’ambientazione storica nella quale ha operato questa figura di rilievo per la lotta alla mafia.
Una delle frasi che ha scelto Francesco e che ha letto, sostenuto dal tifo dei compagni di scuola, davanti a generali, comandanti, presidenti, dirigenti scolastici (e con un microfono troppo basso per lui), trasmette l’intensità di questa mattinata: “CERTE COSE NON SI FANNO PER CORAGGIO, SI FANNO SOLO PER GUARDARE PIU’ SERENAMENTE NEGLI OCCHI I PROPRI FIGLI E I FIGLI DEI NOSTRI FIGLI.”
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